Lo studio pubblicato sullo European Journal of Endocrinology
Lo studio ha dunque previsto l’analisi della funzione tiroidea in una casistica numerosa di pazienti ricoverati in reparti non-intensivi e seguiti dalla COVID-19 Task Force di Humanitas, rivelando lo sviluppo di tireotossicosi nel 20% dei casi: un aumento degli ormoni tiroidei circolanti, non legata a un effettivo ipertiroidismo, bensì a un’infiammazione correlata al virus. Si tratta di una percentuale rilevante, poiché nella popolazione generale di pari età normalmente si assesta tra l’1% e il 2%.
Questo diretto interessamento infiammatorio della ghiandola tiroidea in corso di COVID-19 implica un aumento degli ormoni tiroidei circolanti che, a loro volta, possono determinare un peggioramento del quadro clinico del paziente. Infatti, un numero rilevante di pazienti con tireotossicosi in corso di COVID-19 hanno manifestato complicanze cardiovascolari, quali fibrillazione atriale e eventi cerebrovascolari, e purtroppo in molti casi la tireotossicosi si è associata a un decorso clinico sfavorevole della malattia.
Per l’immediato futuro, l’ipotesi di ricerca prospettata dagli specialisti è un follow up dei pazienti coinvolti nello studio, per valutare eventuali esiti del pregresso processo infiammatorio tiroideo e/o una evoluzione della tiroidite virale transitoria in malattia autoimmune ad andamento cronico.
Presso il Centro Prevenzione Donna è attivo il servizio specialistico di Endocrinologia diretto dal Prof. Alberto Falorni.
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Dott. Alessandro Bertagni